IL CARCINOMA PROSTATICO

Il tumore della prostata è al primo posto tra le neoplasie che colpiscono il sesso maschile. Il 30% degli uomini tra 45 e 60 anni ne risulta affetto e si stima che secondo recenti studi e statistiche mediche, quasi tutti gli uomini di età superiore agli 80 anni presentino un piccolo focolaio di cancro alla prostata.

COME SI ESEGUE LA DIAGNOSI?

Se i sintomi o i risultati dei test (valori elevati di PSA) fanno sorgere il sospetto di tumore, per determinare la presenza di cellule tumorali nel tessuto prostatico spesso al paziente viene proposta una biopsia random con prelievo di piccoli campioni (almeno 12, più frequenti 3 cicli da 18 prelievi ciascuno), provenienti da diverse aree della ghiandola prostatica.

ESISTE UNA METODICA DIAGNOSTICA ALTERNATIVA ALLA BIOPSIA RANDOM?

In alternativa ad una biopsia random del tessuto, tecnica invasiva e non esente da complicanze, recentemente si è fatta strada una nuova metodica, il cui obiettivo è uno studio mirato alla ricerca di focolai neoplastici, eseguito mediante una metodica non invasiva: la risonanza magnetica multiparametrica.

L’indagine multiparametrica della prostata rappresenta una recente introduzione nella pratica clinica finalizzata al riscontro, localizzazione e valutazione della estensione della lesione neoplastica. Tale indagine, una volta identificata una lesione neoplasica, permette di attribuire a questa un grado di malignità.

Questa metodica offre infatti un referto strutturato basato sulla più recente edizione della classificazione del grado di probabilità di essere portatori di cancro prostatico clinicamente significativo, la cosiddetta classificazione PI-RADS (Prostate Imaging Reporting And Data System), versione 2.

SE ALLA RISONANZA VIENE DIAGNOSTICATO UN SOSPETTO CARCINOMA COSA SI FA?

Grazie alla risonanza multiparametrica della prostata, la precisa identificazione della sede della lesione e del grado di malignità della stessa, permette di guidare l’intervento bioptico in modo preciso verso le lesioni sospette. Questa tecnica, detta “fusion” si basa sul prelievo bioptico mirato alla lesione grazie al riconoscimento delle aree sospette ed alla fusione tra le immagini di Risonanza Magnetica e quelle ottenute in tempo reale con l’ecografia.

La tecnica fusion consente di ridurre il numero dei prelievi necessari e con essi il disagio per il paziente, nonché il rischio di falsi negativi e di complicanze legate alla procedura. Infine, i risultati dell’indagine multiparametrica, unitamente ai dati clinici e istologici, permettono la scelta dei tipo di trattamento da effettuare caso per caso (chirurgia, radioterapia, ormonoterapia o sorveglianza attiva per forme a bassa aggressività).

CHI È DOTATO DI QUESTE METODICHE?

Queste tecniche, richiedono la disponibilità di strumenti di indagine avanzati, di software medicali specificamente dedicati e danno i migliori risultati se eseguite in un contesto di unità clinico-diagnostiche dotate di divisioni di ricerca applicata, che utilizzi metodiche ingegneristiche.

La formazione di un’unità che comprenda la presenza dello specialista urologo, dello specialista radiologo, di figure in grado di analizzare in maniera ingegneristica i dati biomedici e le informazioni contenute nelle immagini diagnostiche e la partecipazione attiva della struttura sanitaria è infatti la conditio sine qua non per ottenere i migliori risultati.

DOVE SONO DISPONIBILI TALI UNITA' CLINICO-DIAGNOSTICHE E DI RICERCA CONTINUA?

Un’unità clinico-diagnostica, che si avvale di metodiche all’avanguardia è stata recentemente attivata dall’Istituto Salus Belluno, dopo una fase di messa a punto che è durata 24 mesi e che ha visto la collaborazione strettissima di tutte le figure coinvolte.

L’unità è costituita dalla specialista in diagnostica per immagini Dr.ssa Valentina Citton, dalla società che sviluppa soluzioni ingegneristiche al servizio delle immagini mediche T-TERN con la supervisione dell’Istituto Salus Belluno, sotto la direzione sanitaria del Dr. Filiberto Dal Molin.

Lo scopo di questa unità è la ricerca e lo sviluppo di metodiche volte ad acquisire sempre maggiori conoscenze utili a fornire strumenti e metodiche che migliorino il percorso che porta alla diagnosi clinica del carcinoma della prostata.

DOBBIAMO DUNQUE AVER PAURA DEL TUMORE DELLA PROSTATA?

No. Abbiamo assistito nel corso degli anni ad una costante aumento della sopravvivenza dei pazienti affetti da tumore alla prostata. Un contributo fondamentale per raggiungere questi risultati lo dobbiamo proprio all’impegno delle strutture sanitarie, dei medici e di tutti i professionisti che operano nel mondo biomedicale. La diagnosi precoce resta tutt’ora la più efficace arma di contrasto a questa patologia.

E’ importante dunque conoscere gli sviluppi più recenti della medicina in questo ambito, per essere così certi che il paziente sia inquadrato nel più corretto percorso diagnostico-terapeutico.

A CHI DEVO RIVOLGERMI PER SAPERNE DI PIÙ?

E’ bene ricordare che l’informazione medico-scientifica non può in alcun modo sostituirsi alla consulenza di uno specialista in urologia. Solo il medico urologo infatti è in grado di consigliare il miglior iter diagnostico-terapeutico per il paziente.

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